Nuove prospettive turistiche per le grandi città e le destinazioni affermate: i millennials le vogliono a tutti i costi.
Tendenze turistiche generazionali. Ed emotive.
Tutto il mondo del marketing turistico ha evidenziato quanto il 2020 e il 2021 siano anni difficili per le grandi città, per le città d’arte, e per il turismo come lo hanno sempre conosciuto.
In molti abbiamo definito questi e i prossimi come gli anni del viaggio in solitudine, dell’ immersione nella natura, del self-challenge e del viaggio in “clan”, solo famiglia e amici: tutti trend turistici validi in special modo per Boomers, Generazione X e Z, seppure con sfumature diverse tra loro.
Dove andranno in vacanza i Millennials, i nati tra gli anni ’80 e il 2000?
Ma i Millennials, ovvero i nati tra gli anni ’80 e il 2000, rientrano tutti quanti nelle tendenze di fuga dalla realtà?
Mettiamola così: i millennials di mezzo mondo sono chiusi in casa a tratti alterni da un anno, nel pieno delle loro gioventù. Molti hanno capito in questo tempo di aver trovato la propria metà, e sono entrati in un’altra fase, quella in cui si costruisce vita e famiglia, e si fanno scelte che allontanano dal viaggio per un po’.
Ma molti invece non hanno ascoltato concerti, non hanno ballato, non hanno bevuto qualcosa, non hanno conosciuto nessuno, non hanno intravisto nessuno. Non si sono innamorati, non hanno fatto innamorare, e non si sono neppure divertiti, in larga parte.
Sembra che questo non abbia niente a che fare con il marketing turistico. Niente di più sbagliato.
Il Millennial che esce dalla pandemia sogna di ballare sulla spiaggia, di stare bene in un bell’albergo, sogna la spa, vuole vedere gente, vuole sentire la musica live, vuole andare a letto tardi, perché gli scappa di vivere.
Vuole fare la fila per i musei più belli del mondo, sogna letteralmente di saltare su un flixbus o su un aereo, di bere e mangiare bene, si aspetta di trovare un chiringuito sul lungo mare, e vorrebbe infilarsi in una cantina biologica piccola e zeppa di gente con il bicchiere in mano.
Immagina di sciare e fermarsi in una baita strapiena, sogna di andare ad una festa, vedere il traffico nella notte, prendere un taxi al volo come in un film, e prendere un aperitivo come Dio comanda.
Il Millennial sogna città e luoghi di villeggiatura che siano vivi, in trend: sogna di perdersi tra la gente.
Un target nuovo e rinnovato per le città d’arte e le destinazioni più conosciute
I Millennial non sono un target nuovo, ma sono sicuramente un target tra i più modificati nei desideri dalle limitazioni di questa pandemia.
È chiaro che per le città d’arte e per le destinazioni di vacanza generalmente più affermate questa tendenza è una buona notizia solo parziale: il potere di spesa dei millennials è infatti inferiore a quello delle famiglie, o dei boomers.
Ma è anche un modo per reinventarsi turisticamente, comunicando e promuovendosi in fasce di mercato inesplorate, con metodologie diverse e con argomenti diversi.
Non avere paura di mostrare che c’è gente, perché ci sarà, ed è proprio ciò che qualcuno sta sperando di trovare.
È importante saper comunicare l’arte, la musica, la fotografia, la storia di un luogo in maniera nuova, coniugando questi aspetti ad una effettiva qualità nella ristorazione, nel mondo dei bar e dei pub, e nel mondo dell’intrattenimento. Per una città d’arte questa è un’occasione più unica che rara per svecchiare l’alfabeto della propria promozione, per rifare il proprio catalogo di immagini uscendo dal cliché e cambiando prospettiva.
E’ il momento per una città d’arte di raccontare che oltre a vedere cose straordinarie, c’è cura nella vita notturna, ci sono luoghi perfetti per assembrarsi, ci si può divertire, si può stare bene, perdersi tra le persone come noi.
Il mondo del marketing turistico da tempo ha perso la capacità di comunicare bene l’offerta di divertimento in un luogo, e quando la comunica, lo fa con immagini vecchie, dentro e fuori.
Troppo spesso il mondo della notte, dei pub, dei locali è abbandonato a sé stesso, non valorizzato in ambito di strategie turistiche, o non coinvolto nelle pianificazioni territoriali.
Gli aspetti dell’intrattenimento, del glamour pre e dopo cena, e della ristorazione sono fondamentali per questa generazione.
Genuinità delle proposte locali, assortimento di stili di cibo, valorizzazione e NON ghettizzazione delle aree con proposte culinarie multietniche, street food e ristorazione divertente, calibrata, per più tasche: sono ingredienti da raccontare, da descrivere e da valorizzare ora più di sempre.
Comunicare ai millennials la propria struttura ricettiva si può
Lo stesso vale per le grandi destinazioni di villeggiatura: uscire dai cliché è fondamentale per conquistare quote di mercato tra i millennials, ed è un’opportunità anche per gli hotels, che rivedendo la propria proposta in termini di servizi e linguaggio possono anche aggredire parte di questo mercato.
All’interno della propria proposta alberghiera o ricettiva è importante raccontarsi con molti particolari sui servizi, abbandonando diciture e descrizioni dallo scorso secolo, tipo “mezza pensione” o “colazione continentale (?)”, trasformando la propria carta da bar in un’esperienza divertente, internazionale, in trend e foriera di soddisfazione, consumi e ottime recensioni.
Bisogna perdere tempo a rifare i menù, a togliere proposte vecchie ed inserirne di nuove, a sapere cos’è un Poke e ad avere il Sushi nostrale in carta. Bisogna rifare le foto senza il vassoio con un croissant, tre fiori e il giornale, suvvia.
Farfalle nello stomaco
È fondamentale avere cura del dettaglio, e fare squadra con le giuste leve presenti sul proprio territorio per questo mercato turistico, che ha tratti nazionali, internazionali e intergenerazionali.
Il 2023 arriverà, e magari ristabilirà molti degli equilibri pre-covid: ma c’è una generazione intera che è rimasta per un anno senza farfalle nello stomaco. E di quelle, non si può proprio fare a meno.
Alessandra De Paola insegna il Destination Management Dopo anni di lavoro in prima linea abbiamo sviluppato l’unico Corso online di Destination Management privato, con esercitazioni pratiche per fornire ai partecipanti le conoscenze base della materia, immediatamente spendibili una volta rientrati nella propria struttura.